Alla vigilia delle elezioni regionali in Sardegna (16 febbraio 2014) una riflessione su un fenomeno sviluppatosi in una delle regioni che più ha sofferto la crisi economica e che ha cercato di rialzarsi con le proprie forze: il Sardex, la valuta virtuale sarda creata da quattro ragazzi. 

 

Sardex è un nuovo modo di concepire l’economia, è la dimostrazione che si può tornare a coniugare i rapporti commerciali con quelli sociali, rifiutando le follie del capitalismo sfrenato che ci ha condotto questa miseria. Umana, oltreché finanziaria. Parlando di economia siamo abituati ad ascoltare parole come fatturato, profitto, interesse; ma ecco che accanto a queste ne compaiono altre, che difficilmente si leggono nei manuali: fiducia, solidarietà, fare rete. E’ sufficiente raccontare la storia di questi ragazzi, alcuni di loro neppure trentenni, per dimostrare nei fatti e nei numeri che “un’altra via” è possibile e che anche in tempo di crisi e in una regione, la Sardegna, poco avvezza ai cambiamenti e alle novità è pensabile mettere in piedi un’attività imprenditoriale innovativa che produce ricchezza sul territorio e per il territorio.

 

Quattro amici d’infanzia, accomunati da un interesse profondo per l’economia e per le monete complementari oltre che dall’amore per la propria terra, dopo aver terminato gli studi decidono di tornare in Sardegna nel loro piccolo paese di origine: Serramanna. E proprio qui nel 2009 rendono operativo il Circuito Sardex.net. che dopo due anni e mezzo di attività già contava 700 aziende affiliate, ventitré dipendenti dislocati tra sede centrale e sede commerciale e un volume di transazioni che aveva raggiunto i quattro milioni di Sardex.

 

“L’idea nasce nel 2007”- come racconta Carlo Mancosu, responsabile della comunicazione per Sardex, nello stesso sito dell’azienda-. “Tutti noi nutrivamo un profondo interesse per l’economia locale ed eravamo preoccupati per gli impatti causati dalla liberalizzazione dei capitali e dallo spettro della competizione che da locale stava diventando mondiale. Inoltre siamo contrari al denaro che crea denaro, in quanto nel sistema attuale il denaro ricopre un ruolo che non è più quello di mezzo di scambio ma di fine”.
Ma cos’è Sardex? Sardex è una moneta virtuale, complementare all’euro, che permette di scambiare beni e servizi tra le aziende affiliate al circuito, e funziona come camera di compensazione di debiti e crediti.
In Europa esistono già esempi di monete complementari create in tempi di crisi, ed è proprio a queste che si ispirano i ragazzi di Sardex. In Svizzera sono 60 mila le imprese che ancora oggi si scambiano beni e servizi in Wir, mentre in Germania nel 1930 circolavano i Wara.

 

Come funziona?
Si potrebbe definire Sardex come una moneta che regola lo scambio di beni e servizi tra le imprese sarde affiliate al circuito. Ogni azienda, all’atto di iscrizione, comunica la propria disponibilità annuale per il circuito di beni e servizi per il quale si vuole impegnare. A questo punto in base ad un sistema di rating (dal volto piuttosto umano) si assegna loro un credito, quindi la possibilità per l’azienda di andare in rosso e di acquistare, prima di aver venduto, all’interno del circuito. Tale credito viene assegnato sulla base della fiducia ed è una vera e propria iniezione di liquidità aggiuntiva ad interessi zero per aziende che decidono di partecipare al circuito.

 

Ogni anno i bilanci di ciascuna posizione si chiudono e le aziende ripagano in euro (per convenzione un Sardex vale un euro) le passività che non sono riusciti a ripagare effettuando vendite nel circuito. Le imprese hanno perciò tutto l’interesse nel rimettere il denaro in circolazione nel network, anziché tenerlo fermo come riserva di valore, in quanto il buon funzionamento del sistema è determinato dalla crescita delle transazioni e non dall’incremento della massa monetaria all’interno del circuito.

 

Mattia Achei (@MattiaAchei)

 

LUISS Guido Carli, Roma