Lo spunto dato da Aditya Chakrabortty con l’articolo di cui abbiamo parlato ha acceso un interessante dibattito virtuale tra economisti di alto calibro.

 

Tutto parte dalla posizione di Simon Wren-Lewis, professore a Oxford, che dal suo blog Mainly Macro non si fa problemi a definire “silly” l’idea che l’economia mainstream sia per forza collegata a una visione di stampo liberista. Certo, l’economia mainstream è spesso usata per supportare le tesi liberiste, ma nel suo ambito vi sono anche diverse analisi ed idee che potrebbero confutare le stesse.

 

Wren-Lewis sceglie l’esempio dell’austerità. Il fatto che fosse una ricetta folle per uscire dalla crisi è attestato da ogni libro di testo universitario e questo ce lo dice l’economia mainstream, la stessa praticata oggi dalle banche centrali. Quindi non bisogna ignorare che la più forte ed effettiva critica all’austerità venga proprio dall’economia “ortodossa”.

 

Importante da considerare è inoltre l’incapacità di previsione, caratteristica comune tra le scienze. Gli economisti e le banche centrali sono comunque costretti a fare previsioni, che i media presentano come assolute, mentre le istituzioni stesse cercano di sottolinearne il carattere puramente probabilistico. Non è vero nemmeno che gli economisti mainstream non sappiano come uscire dalla crisi e cosa riaggiustare perché essa non si ripresenti.

 

Quello su cui bisogna concentrarsi è quindi come l’economia viene insegnata, con una attenzione particolare a come essa viene percepita e si sviluppa. Gli studenti sono insoddisfatti, come ne è prova la creazione della Post-Crash Economics Society. L’insegnamento necessita quindi di una riforma radicale.

 

Uno dei problemi maggiori riguarda come gli economisti vedono se stessi. Essi vedono l’economia come una scienza fisica, con una base fondamentale di conoscenza che nei secoli si è accumulata, in maniera simile alle scienze fisiche.

 

Una visione alternativa e migliore sarebbe quindi dare più enfasi a come l’economia si è sviluppata, facendo giocare un ruolo primario a “Storia dell’economia”. Le teorie economiche potranno essere viste come le risposte a particolari eventi ed esigenze storici. Ad esempio, presentare le teorie keynesiane nel contesto della Grande Depressione risulterebbe decisamente utile. Inoltre è importante comprendere il nesso tra teoria e ideologia: gli economisti infatti si adattano al contesto socio-politico in cui operano. L’onestà intellettuale dovrebbe infine portare gli economisti ad ammettere come spesso l’ideologia influenzi il loro lavoro, nei limiti delle prove scientifiche ed econometriche.