Il dibattito sull’economia mainstream continua sul blog “The Conscience of a Liberal” del premio Nobel per l’economia Paul Krugman, che pubblica un post dal titolo “The Trouble With Economics Is Economists”, ovvero: il problema dell’economia sta negli economisti.
Krugman, in linea con Wren-Lewis, trova iniquo accusare i libri di testo dello scoppio della crisi o di una insufficiente reazione ad essa in termini contenutistici. La “mania” per la deregolamentazione finanziaria non trova la sua origine nell’analisi economica standard (o mainstream, che dir si voglia). Le misure di deregolamentazione adottate negli ultimi anni infatti andavano contro il modello canonico Diamond-Dybvig, elaborato per prevenire le crisi bancarie.
Tal modello prescrive innanzitutto un ruolo cruciale da parte del governo nel prevenire situazioni di panico che possono portare a pericolose corse agli sportelli. Ad esso si aggiunge una significativa dose di regolamentazione volta al controllo sul rischio morale che i governi possono correre nel sostenere garanzie di questa consistenza.È però vero che sono pochi gli economisti che hanno previsto la genesi del sistema bancario ombra (SBS, Shadow Banking System), che ha scavalcato le barriere tradizionali: ma questo fu un problema di vigilanza, non di insufficienza teorica.
La teoria dei mercati efficienti (EMT) probabilmente si merita più accuse per il fallimento di troppi economisti nel riconoscere l’esistenza di una bolla immobiliare. I libri di testo, tuttavia, hanno sempre presentato la teoria dei mercati efficienti come uno dei tanti punti di riferimento, non come una verità assoluta.
Per quanto riguarda la reazione alla crisi, è necessario sottolineare la determinazione dei policy-makers nel fare completamente l’opposto di quanto viene scritto nei libri di testo. Fare ricorso a misure di austerità come i tagli alle spese quando i tassi di interesse sono pari a zero, trasalire ad ogni innalzamento dei tassi di interesse sono tutte cose che non hanno a che fare con l’applicazione dell’economia ortodossa. La cosa più sorprendente è stata assistere alla proliferazione di nuovi modelli appositamente inventati per giustificare gli interventi completamente opposti a quello che un normale corso di economia insegna fin dal primo anno.
Il problema ovviamente è che tutto ciò non è stato solo il prodotto di un gruppetto di cocciuti che hanno ignorato i principali precetti della scienza economica. Il problema è che troppi economisti prestigiosi hanno voltato le spalle ai principi della macroeconomia, anche quando sembravano funzionare bene, per anteporvi le loro inclinazioni politiche. E questo non può significare altro che c’è qualcosa di sbagliato nella strutturazione professionale degli economisti. Credo che non abbiamo bisogno di teorie economiche diverse, quanto di diversi economisti.