A marzo 2020, in pieno lock down, abbiamo sottoposto ai membri di Rethinking Economics Italia un sondaggio nel quale si chiedeva di rappresentare due ipotetici scenari riguardanti la crisi Covid-19.

Inizialmente, speravamo di poter delineare uno scenario ottimista, come reazione collettiva alla vulnerabilità individuale in questi mesi a causa della pandemia. Ahinoi, nessuno ha espresso una visione rosea del futuro. E come darci torto.

I primi sintomi

Ai primi gravi sintomi della crisi, eravamo dell’idea che fosse l’occasione per rivoluzionare il sistema economico, politico e sociale. Una crescita instabile e precaria, dipendente da un’espansione finanziaria più che in reddito e domanda sono fattori presenti prima della crisi Covid-19 e che hanno aggravato la crisi economica instaurata dallo shock dell’emergenza sanitaria. Il tessuto economico e sociale era già precario, a livello Europeo si pensava comunque a una crisi con crescita zero dopo che Germania ed altri paesi esportatori registravano export negativi per il 2o/3o trimestre di fila. Per l’Italia, Paese gravemente colpito dalla emergenza sanitaria, un’assente crescita economica da tempo dovuta a mancati piani di investimento in settori trainanti la crescita quali l’innovazione, ricerca e sviluppo, ha gravemente influito sulla crisi.

Credevamo che lo stop produttivo avrebbe potuto dare spazio ad una transizione ecologica efficace per la ripartenza economica, basata su un modello di crescita improntato sullo sviluppo tecnologico e non sul dumping sociale, livellando le disuguaglianze fra i vari strati della società, garantendo maggiori diritti ai lavoratori e soprattutto un sistema produttivo non incentrato esclusivamente sulla produttività quando il soggetto in discussione è un bene pubblico, come la sanità.

Inoltre, credevamo che sarebbe stata occasione grazie alla quale gli individui avrebbero smesso di considerarsi come tali ed iniziassero a percepirsi come collettività, dove nessuno debba essere lasciato indietro. L’occasione per creare un Sistema che punti all’inclusione e dove la competizione e la concorrenza siano considerate un difetto e non un pregio.

L’occasione non ha fatto l’uomo ladro

“Ho paura che stiamo andando nella direzione opposta a quella necessaria. Mi immagino un impoverimento della gran parte della popolazione (con conseguente arricchimento di una piccola minoranza) che sarà attribuito dagli analisti mainstream al virus, e non al sistema. In nome di sacrifici necessari e “senza alternative”, con un pizzico di polveroso patriottismo e un tocco di corporativismo, si perpetueranno politiche economiche ordo-liberiste devastanti”.

In Italia, aziende leader chiedono minori costi del lavoro per aumentare la competitività, nell’ Eurozona le regole finanziarie stringenti preesistenti creeranno solo maggiore instabilità. Molto dipenderà dalle prossime elezioni USA e dal ruolo della Cina nella politica estera. Cina e India aumenteranno la loro influenza economica in mercati di sbocco africani e Sud americani, creando sempre maggiore tensione con gli USA. Si teme che la Cina possa sfruttare l’emergente potere economico per attrarre nella propria sfera di influenza quei paesi indeboliti dalla crisi finanziaria, causando semplicemente solo uno spostamento dall’ egemonia americana a quella cinese.

Ci saranno fortissime tensioni tra classi sociali e anche tra Paesi, che ritarderà la ripresa economica. In 5 anni avremo stabilizzato i mercati finanziari, ma permarrà uno stato di crisi permanente a livello di economia reale. La mancanza di cooperazione Europea porterà a una polarizzazione delle ricchezze e della produzione ancora maggiore creando divergenze sempre più evidenti. Il sistema diventato insostenibile con buone probabilità imploderà, o meglio si dissolverà lasciando grandi differenze a livello di welfare, salari, disoccupazione e investimenti. Inoltre, la ripresa sarà una ripresa “carbon”, poiché si riutilizzeranno in modo massiccio combustibili fossili e gli investimenti green diminuiranno drasticamente.

Cosa trainerà la ripresa economica?

Non possiamo andare avanti con uno ruolo minoritario dello Stato. Lo Stato deve assumere un ruolo guida nel Sistema Sanitario Nazionale, lasciando uno spazio residuale all’attività privata e dovrebbe cogliere l’opportunità di affermare il suo ruolo come Innovatore, che rilanci la ripresa economica con piani industriali di investimento in settori trainanti la crescita economica, quali innovazione, ricerca e sviluppo, settori che hanno importanza cruciale per l’interesse nazionale, impedendo la “fuga di cervelli” che invece possono creare valore nel loro Bel Paese.

Durante questa crisi è emerso che le categorie di lavoratori e lavoratrici (come ad esempio coloro che sono impiegati/e nel settore di cura) che, storicamente, sono state considerate poco produttive, poco meritevoli di tutela e spesso invisibili agli occhi della collettività, siano stati/e in realtà fondamentali per permettere a tutti e tutte di sopravvivere durante la crisi pandemica.

Quindi è fondamentale rafforzare lo spirito di comunità, sviluppando una forte imposizione di garanzia della tutela del lavoro e salario minimo, così da garantire uno standard di vita tale da poter beneficiare di ogni servizio sociale essenziale.

In Europa e nel Mondo

I governi nazionali dovrebbero optare per una maggiore cooperazione. Auspichiamo che ci possa essere un miglioramento nel modo in cui le società gestiscono le crisi, con una collazione dati di alta qualità dai primi sintomi, in modo da poter monitorare il fenomeno al meglio, evitando comunicazione povera dei dati con i cittadini e gli stakeholders coinvolti.

Per quanto riguarda l’Unione Europea, vediamo la Germania nel ruolo di leader europeo. La cooperazione tra gli Stati Membri dovrebbe basarsi sulla mutualizzazione del debito, su programmi di occupazione di massa, sulla transizione ecologica. Si necessita di un progressivo abbandono del modello mercantilista tedesco a favore di massicci interventi diretti comunitari sia per ricerca che per innovazione, l’abolizione delle politiche di austerità e stop al dumping sociale e fiscale tutto al fine di ottenere una ridistribuzione del reddito che possa essere benefica non solo nel breve, incrementando le risorse per le spese sociali, ma anche nel lungo periodo per poter costruire un’economica basata sull’accumulazione di capitale umano e incrementare le fiducia nelle istituzioni.

La Cina, che già si mostra dominante, sembra essere candidata a leader mondiale nei prossimi anni. Si spera che riconsideri le sue posizioni riguardanti l’indipendenza di alcuni dei suoi territori. La brillante politica estera di Beijing sembra non essere così benefica quando l’analisi si riflette sugli affari interni. Inoltre, le politiche economiche coloniali moderne in Africa dovrebbero essere abbandonate, dando supporto anche allo sviluppo del Sud America, basato soprattutto a una lotta da parte degli Stati alle multinazionali.

RIVOLUZIONE!

Tra la fiducia nei mercati, nelle istituzioni, nell’innovazione tecnologica e nella globalizzazione, una completa rivoluzione ideologica è la chiave per uscire dalla crisi.

Probabilmente ne usciremo con un rinnovo delle istituzioni, tuttavia auspicheremmo ad una buona collaborazione fra istituzioni e privati verso un obiettivo collettivo comune, la comunità dovrebbe divenire una parte integrante nelle decisioni di obiettivi e modalità di realizzazione.

Il crescente malessere derivante dal reale, i mesi di quarantena porta alla necessità di spazi pubblici, comuni, liberi e condivisi (scuole, università, piazze, giardini), nei quali ci si renda conto di come le istanze individuali possano legarsi a quelle degli altri per creare la trama per una mobilitazione collettiva. Con le proprie rivendicazioni, il movimento dei migranti (antirazzismo, diritto alla casa, ad una paga dignitosa), il movimento transfemminista (antisessismo, diritto all’autodeterminazione) e il movimento ecologista, possono costruire una piattaforma comune con una mobilitazione mai vista prima, alla quale aderiranno tutte le altre realtà politiche e sociali che hanno lottato in questi anni per un cambiamento. Queste reti, tutte di carattere sovrannazionale, diverranno il Movimento che scriverà il manifesto nel quale sarà condannato l’attuale sistema sociale ed economico basato sulla violenza e la sopraffazione, ponendo fine a questo Medioevo.

Cosa dovrei sperare? Cosa DOVREMMO sperare!

Qual è la via giusta? Beh, l’unica cosa da fare è pensare. Vogliamo che gli adulti nella stanza ci dicano come vivere il mondo o vogliamo rimboccarci le maniche e ottenere ciò che vogliamo? La risposta, suggeriamo noi, è che i giovani di tutto il mondo si uniscano per sconfiggere i vecchi tiranni con conoscenza, passione e curiosità.

Clicca il seguente link per leggere il report esteso del nostro sondaggio.