Da Barcellona a Grenoble, Paesi, città e regioni rivendicano un controllo democratico su servizi fondamentali come l’acqua e la sanità. Abbiamo parlato con Lavinia Steinfort, ricercatrice del Transnational Institute, del fatto che, contrariamente a quanto si creda da decenni, invertire la rotta sulle privatizzazioni dia vita a servizi pubblici più accessibili, responsabili ed efficienti. Vista nel picco della pandemia, la municipalizzazione offre una strada attraverso la crisi verso società più giuste dal punto di vista ambientale e sociale.

Green European Journal: “Dalla metà degli anni ’10 del 2000, città, paesi e regioni stanno rivendicando la possibilità di avere indietro i servizi pubblici e di sottoporli ad un controllo democratico.Come si è evoluta questa tendenza?

Lavinia Steinfort: “In tutto il mondo cittadini, autorità pubbliche e sindacati si sono mobilitati per riportare servizi ed infrastrutture vitali come acqua, energia, sanità ed educazione in mano pubblica. Noi chiamiamo questo fenomeno remunicipalizzazione. Non si tratta soltanto di servizi privatizzati che tornano ad essere di proprietà pubblica: molti governi locali stanno creando nuovi servizi pubblici che prima non lo erano mai stati, ad esempio in ambito sanitario.

Al Transnational Institute, la nostra recente ricerca ha identificato 1408 nuovi casi di rimunicipalizzazione che coinvolgono più di 2400 autorità locali, tutte nuove e prima sconosciute. Questo include almeno 142 di servizi pubblici, creati da zero o rimunicipalizzati, che migliorano la salute pubblica. Per esempio, dal 2010 lo stato del Selangor in Malesia ha offerto un “Women’s Health Scheme” che fornisce mammografie gratuite alle donne sopra i 35 anni e sussidia servizi sanitari per famiglie a basso reddito. Nel 2015, il comune cileno di Recoleta, Santiago ha organizzato la prima farmacia popolare, vendendo medicinali a prezzi anche del 70% inferiori. Tre anni dopo, il paese contava 40 nuove farmacie pubbliche.

La rimunicipalizzazione spesso avviene nei settori dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti. A partire dalla metà del primo decennio del ventunesimo secolo, l’escalation della crisi climatica- così come il movimento per la transizione energetica in Germania- hanno portato al recupero di reti energetiche e alla fondazione di nuove società pubbliche di fornitura di energia. In Francia, le rimunicipalizzazioni dell’acqua di Grenoble nei primi anni 2000 sono state fonte d’ispirazione per molti altri comuni, anche oltre i confini francesi, per la riappropiazione dei servizi idrici. Nel 2017, più di 100 municipalità norvegesi hanno riportato la loro raccolta dei rifiuti sotto controllo pubblico dopo il fallimento della società di smaltimento RenoNorden.

Perché località sempre più numerose stanno optando per una gestione municipalizzata dei servizi?

La rimunicipalizzazione rappresenta una risposta strategica di fronte ad un fornitore privato che mette i profitti al di sopra delle problematiche ambientali e sociali. In molti casi, questa avviene quando le concessioni alle aziende private arrivano a scadenza. In paesi con sistemi centralizzati come la Grecia o la Polonia, dove le autorità locali hanno in genere relativamente poco potere e risorse, riprendere il controllo delle infrastrutture pubbliche potrebbe essere fuori discussione. In Paesi dove la decentralizzazione-spesso accompagnata da tagli ai fondi locali- è avvenuta, però, molte città e piccoli centri hanno fatto accordi con fornitori privati che promettevano minori costi e maggiore efficienza. Presto è stato chiaro come fosse vero l’opposto. Attraverso queste concessioni, le società private spesso creavano più problemi di quanti ne risolvessero, causando impennate nei prezzi, perdita di posti di lavoro, condizioni di lavoro peggiori e non adempiendo agli investimenti promessi. Ciò significava inotre costi più alti per le autorità locali, che erano costrette ad intervenire ogni volta che un operatore privato falliva. Nel corso degli anni è diventato chiaro a molte autorità come questi accordi privati compromettessero la qualità, l’accessibilità ed il rapporto qualità-prezzo del servizio pubblico. Infine, come ci hanno dimostrato la pandemia ed altre crisi, più sono impressionanti le carenze della privatizzazione, più cresce la domanda di controllo pubblico e democratico. Per esempio, durante questa pandemia, la cosiddetta privatizzazione “strisciante” del servizio sanitario nazionale britannico ha portato al suo fallimento nel fare i test in modo adeguato ed efficace al suo personale sanitario, così come al resto della popolazione.

Molti casi di rimunicipalizzazione avvengono nel settore energetico. In che modo la rimunicipalizzazione può essere un mezzo per farlo passare a un sistema energetico più pulito?

In effetti, la maggior parte dei casi di rimunicipalizzazione si verifica nel settore energetico, con un aumento di quasi il 20% nei casi tra il 2017 e il 2019. La ricerca TNI ha scoperto che affrontare la crisi climatica, ad esempio passando all’energia rinnovabile e riducendo le emissioni di CO2, è stato un motivo chiave per rimunicipalizzare un servizio pubblico in circa un terzo dei casi. Questa tendenza riflette la difficoltò di arginare la crisi climatica consentendo al contempo agli operatori privati ​​di competere sui profitti dei servizi energetici e delle infrastrutture. Le autorità pubbliche sono in una posizione migliore delle multinazionali nel dare la priorità alle preoccupazioni ecologiche a lungo termine rispetto a considerazioni finanziarie a breve termine.Per fare un paio di esempi, nel 2018 la città bulgara di Dobrich ha rimunicipalizzato l’illuminazione stradale. La città ha sostituito 1500 vecchie lampadine con unità LED ad alta efficienza energetica, riducendo il consumo di elettricità del 47%. La città ha anche ristrutturato 71 edifici comunali e 41 condomini residenziali, fornendo alle 2400 famiglie che vivono lì case più calde e risparmi del 30-60 per cento sulla bolletta energetica. A Burgas, sulla costa del Mar Nero, un programma di ammodernamento (finanziato dall’UE, dal governo nazionale e dal bilancio municipale) ha reso 300 edifici residenziali e un numero crescente di edifici comunali più efficienti dal punto di vista energetico. Ciò ha ridotto le bollette energetiche del 30 per cento ed ha migliorato la qualità della v

ita. La progettazione del piano ha anche consentito di ricevere feedback dai residenti per assicurarsi che funzionasse correttamente. Circa 3000 chilometri più ad ovest, la piattaforma civica al governo “Barcelona en Comú” ha creato la società di vendita al dettaglio di energia “Barcelona Energia” nel 2018 per acquistare energia direttamente da fonti rinnovabili. È in parte diretto da un consiglio partecipativo aperto agli utenti e ai gruppi di cittadini ed autorizzato a presentare proposte strategiche per la direzione dell’azienda, fornire input su questioni come tariffe e investimenti e contribuire a definire le politiche educative. La nuova società pubblica rifornisce gli edifici comunali e può servire fino a 20 000 famiglie. Fornisce anche energia ai residenti in situazioni abitative precarie, anche senza documenti, e fa pressoni alle aziende energetiche private a fare lo stesso.

La rimunicipalizzazione aiuta anche le comunità del Sud del mondo ad affrontare la crisi climatica?

Molte comunità nel Sud del mondo sono già da tempo in prima linea nella crisi climatica. I governi locali di Dumangas, Gerona e Siargao nelle Filippine hanno creato scuole sul clima per aiutare gli agricoltori e le comunità di pescatori a monitorare i cambiamenti climatici ed adattare le loro pratiche di conseguenza, portando a un aumento nella produzione di riso locale. La città filippina di Lanuza ha creato un’unità per la riduzione del rischio di catastrofi e per la riabilitazione, allo scopo di migliorare la sua resilienza socio-ambientale, utilizzando un quadro completo che tenga conto dell’insieme ecosistema – foreste, bacini idrografici e mangrovie – e i mezzi di sussistenza che dipendono da esso, e allo stesso tempo dia priorità nello specifico ai bisogni di donne, bambini, anziani e persone con disabilità.

In che modo la rimunicipalizzazione si collega alla politica a livello nazionale? Può questa essere un riflesso del fatto che le forze progressiste siano spesso fuori dai posti di potere?

La rimunicipalizzazione si collega alla politica a livello nazionale in molti modi. Da un lato, c’è una mancanza di visione,ambizione, coordinamento e dotazione di bilancio da parte dei governi nazionali per affrontare la crisi climatica e disuguaglianze eccessive. In molti luoghi, le forze progressiste sono lontane dal potere perché si sono avvicinate alla destra neoliberista e razzista. Di conseguenza, molti attivisti politici si sono rivolti al livello municipale per trasformare la società dal basso, che ha portato a un prospero e fiorente movimento per un nuovo municipalismo progressista in tutta Europa. D’altra parte, queste lotte localizzate per la trasformazione non sono neppure limitate alla dimensione locale né sono da considerarsi avvenimenti isolati.  In tutta la Spagna e nelle sue comunità autonome, è chiaro che i gruppi municipalisti -siano essi all’interno o all’esterno dei corridoi del potere – che agiscono e si organizzano per una transizione energetica equa, pulita e democratica sono decisamente ben collegati. La Platform for a New Energy Model, ad esempio, sostiene un modello di nuova energia socialmente e ambientalmente equa a tutti i livelli smantellando l’oligopolio energetico, che non solo ostacola la transizione, ma è anche responsabile dei crescenti livelli di povertà energetica. Una parte di questa conversazione è stata sulla deprivatizzazione e democratizzazione  delle reti regionali di distribuzione dell’energia. Ma poiché queste privatizzazioni non si basano su concessioni che hanno una data di scadenza, come nel caso di Portogallo e Germania, questa mossa può avvenire solo al livello nazionale. Con la Spagna ora governata da una coalizione tra i partiti di sinistra PSOE e Podemos, è il momento di fare pressione il governo per sostituire le privatizzazioni con un’infrastruttura energetica completamente pubblica, profondamente democratica e impegnata nella collaborazione. Allo stesso tempo, dobbiamo riconoscere che le rimunicipalizzazioni energetiche locali dovranno tradursi in bonifiche e ristrutturazioni dei sistemi energetici a livello regionale, nazionale e internazionale. Il coordinamento internazionale e nazionale è chiaramente necessario per realizzare una transizione energetica globale. Finché siamo governati da un libero mercato controllato da oligopoli energetici competitivi, è più probabile che le iniziative più piccole, più verdi e più democratiche perdano, come abbiamo visto in Danimarca e Germania.

E l’Unione Europea? Rappresenta un ostacolo o un facilitatore del controllo democratico dei servizi pubblici?

L’Unione europea è stata un motore persistente di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici. La liberalizzazione del mercato elettrico dell’UE è iniziata già nel 1996 e la direttiva sui servizi del 2006 ha consentito una liberalizzazione del mercato dei servizi a livello dell’UE. Tra il 2011 e il 2018, secondo quanto viene riportato, la Commissione Europea ha fatto pressioni 63 volte sugli Stati membri per tagliare la spesa per l’assistenza sanitaria oppure per privatizzare o esternalizzare i servizi sanitari. Nel 2018, il Corporate Europe Observatory ha scoperto che la Commissione Europea stava spingendo per la Service Notification Directive. Si prevede che essa ridurrà ulteriormente i poteri decisionali dei comuni poiché richiede che i governi locali notifichino alla Commissione nuove leggi e regolamenti e attendano la sua approvazione. Ciò potrebbe minacciare i piani che possono interferire con i profitti delle privatizzazioni del servizio pubblico. Anche se questo è stato rinviato a causa di opinioni divergenti tra i capi di stato nel Consiglio europeo, il lancio del Single Market Enforcement Action Plan del marzo 2020 ha mostrato il costante impegno della Commissione nei confronti della direttiva sulla notifica dei servizi.
Inoltre, il ruolo che la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea (insieme all’Fondo Monetario Internazionale) hanno giocato nello scavalcare la sovranità greca, impoverendo la sua gente e svendendo i suoi beni pubblici per accogliere i creditori finanziari, mostra come l’Unione europea può essere un ostacolo per la protezione e la promozione di servizi pubblici democratici. Senza un respingimento concordato, è probabile che tali ingiustizie si ripresentino.

In Europa e nel mondo, le grandi città sembrano essere in forte espansione mentre le piccole città, le aree rurali e suburbane lottano con tagli ai servizi e declino economico, che è stato spesso collegato al disincanto politico. I servizi pubblici recuperati possono rilanciare le economie locali e la nostra fede nella democrazia?

Il recupero dei servizi pubblici offre una serie di opportunità per far prosperare le economie locali. Possono ricostruire il tessuto democratico di una comunità e ridistribuire ricchezza e risorse, garantire che le risorse locali siano investite e reinvestite nell’area, ridurre le bollette per coloro che lottano per sbarcare il lunario e attingere alle capacità creative delle persone generando lavoro che abbia un significato e coinvolgendo le persone nei processi decisionali. Un modello può essere visto nei molti nuovi servizi a banda larga negli Stati Uniti, come Community Network Services, di proprietà pubblica, a Thomasville, Georgia, che ha contribuito a sostenere le piccole imprese e un fiorente centro cittadino. L’impianto di riscaldamento municipale di Hostětín, Repubblica Ceca, è un altro esempio. Dal 2000 il loro nuovo impianto a biomasse, che utilizza il legno di scarto delle segherie vicine, fornisce calore all’85% delle famiglie del villaggio. Nonostante le molte preoccupazioni ecologiche sulla biomassa, le emissioni inquinanti complessive sono scese al 6% rispetto ai livelli originari, il prezzo del riscaldamento è due terzi della media nazionale, sono stati creati nuovi posti di lavoro e una quantità significativa di risorse e denaro rimane ora all’interno della regione. Nel 2013, la città britannica di Plymouth ha contribuito a creare la Plymouth Energy Community, una comunità cooperativa, per affrontare la povertà energetica e ridurre le emissioni di carbonio. Il suo braccio dell’energia verde – PEC Renewables – finanzia, installa e gestisce schemi locali per la generazione di energia rinnovabile. Entro il 2019, aveva consentito ad oltre 20 000 famiglie di risparmiare oltre 1 milione di sterline sulle bollette e avevano aiutato la città a produrre abbastanza elettricità pulita per rifornire 2000 abitazioni. Il suo fatturato previsto di 1,5 milioni di sterline verrà reinvestito in iniziative di riduzione emissioni di carbonio e affrontare la povertà energetica a Plymouth, che colpisce fino al 30 per cento di alcuni distretti del città.

Molti servizi pubblici nelle città dipendono dalle aree circostanti per risorse come acqua, energia e gestione dei rifiuti. Può un nuovo approccio verso servizi pubblici contribuire a cambiare i rapporti tra zone urbane e il loro entroterra?

I servizi pubblici sono spesso sostenuti da un qualche tipo di infrastruttura naturale o artificiale -che si tratti di fonti d’acqua sotterranee, reti energetiche o zone postali- che si estendono su un’area più ampia. La proprietà pubblica può essere un potente strumento per promuovere la solidarietà tra i diversi distretti, ad esempio reinvestendo il surplus delle aree urbane in parti più rurali della regione o modificando le tariffe regressive in tariffe progressive in modo che chi usa di meno paghi anche di meno. Soprattutto nei settori dell’acqua, dell’energia e dei trasporti, assistiamo a rimunicipalizzazioni in corso al livello intercomunale. La città di Nizza in Francia ha rimunicipalizzato i suoi servizi idrici nel 2013, dopodiché molti comuni vicini hanno aderito alla nuova società idrica pubblica Eau d’Azur. La motivazione principale per cui la città rivendica la propria acqua è quella di mettere in pratica il principio della “solidarietà territoriale”. Entro il 2016, l’80 per cento della sua popolazione metropolitana ha ricevuto l’acqua da Eau d’Azur.

La pandemia di Covid-19 ha evidenziato quanto i servizi pubblici siano fondamentali per tutte le nostre vite. Ha anche determinato un collasso economico ed una chiusura generale proprio quando il movimento per il clima sembrava aver fatto progressi. La rimunicipalizzazione offre una strategia per uscire da questa crisi in una maniera giusta per l’ambiente e la società?

Recuperare i servizi pubblici a livello locale, regionale e nazionale può sicuramente aiutare i governi e le società loro complesso a riprendersi dalla pandemia e ad uscirne più eque, resilienti e democratiche. La missione principale di un servizio pubblico è prendersi cura della popolazione; quando sono di proprietà o gestiti da privati, i diritti delle persone a vivere dignitosamente vengono dopo il profitto privato.

I servizi pubblici sono noti anche per la loro limitata impronta di carbonio.Perciò i servizi essenziali di proprietà pubblica possono allineare obiettivi di politica sociale e ambientale, come tariffe più basse per i residenti e accesso universale a migliori condizioni di lavoro, maggiore capacità di costruzione della ricchezza della comunità, maggiori investimenti, migliore rapporto qualità-prezzo e nuove misure per affrontare la crisi climatica. Dobbiamo stare attenti a non lasciare che i nostri governi ripetano gli errori dell’era successiva alla crisi finanziaria del 2008, che ha replicato la disastrosa ricetta politica dell’austerità, dei tagli alla spesa pubblica, e della svendita di beni pubblici già diffusa nel Sud del mondo. Questo peggiorerebbe solo la recessione, aumenterebbe i già vertiginosi livelli di disuguaglianza e provocherebbe ulteriori sofferenze. Invece, dovremmo utilizzare meccanismi fiscali, bilanci pubblici, appalti pubblici e investimenti pubblici per ridurre la nostra dipendenza dalle industrie estrattive come l’attività mineraria distruttiva, la finanza speculativa, il turismo di massa e ed il consumismo non essenziale. Possiamo andare anche oltre, invitando i governi a condividere i poteri decisionali con utenti e lavoratori del servizio pubblico per trasformare veramente gli attori pubblici in forze organizzate democraticamente e value oriented per il cambiamento. Questa pandemia ha evidenziato la nostra dipendenza da forti servizi pubblici, e la crisi climatica la sta accelerando. Il rimunicipalismo può aiutare a far funzionare i servizi per le persone e garantire che la transizione verso un ambiente più verde l’economia avvenga in maniera equa.

Articolo originariamente pubblicato sul Green European Journal. Traduzione di Tommaso Nigra.